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Come nasce il gianduiotto

Con la sua inconfondibile forma a barchetta rovesciata ed il suo rivestimento oro, è uno dei cioccolatini più famosi e amati di sempre, diventato simbolo non solo della sua città di origine, Torino, ma anche del Piemonte: stiamo parlando del Gianduiotto.

La sua storia è ormai secolare e, visto il periodo storico, i presupposti della sua nascita non facevano ben sperare, tanto venir considerato "il cioccolatino della crisi. 

La leggenda del Gianduiotto narra infatti che le guerre ed il blocco continentale di inizio Ottocento imposto da Napoleone abbiano fatto aumentare spropositamene il prezzo di molte materie prime, tra cui il cacao, diventato quindi un bene di lusso.

All'epoca, il cacao era molto apprezzato dagli aristocratici e dai reali di casa Savoia, e vi era quindi la necessità di sostituirlo. Caffarel ebbe quindi un'intuizione che si rivelò geniale: sostituire parte del cacao con le economiche nocciole piemontesi, che abbondavano. 

Al cacao, furono quindi unite le nocciole Tonde Gentile del Piemonte, oggi rinomate per la loro qualità, sminuzzate e ridotte in pasta.

Il risultato fu un successo. 

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Inizialmente, furono chiamati Givu, "mozziconi di sigaro" in piemontese. Durante il Carnevale 1865 i Givu furono presentati al pubblico: questi nuovi cioccolatini furono distribuiti per le vie della città dalla maschera tradizionale torinese, Gianduja. Questo episodio lo battezzò ufficialmente come Gianduiotto. 

Il Gianduiotto è, inoltre, il primo cioccolatino ad essere confezionato singolarmente. La scelta di rivestirlo con dell'alluminio dorato è dovuta a due motivazioni principali:

- imitare l'ala del tricorno indossata come cappello dalla celebre maschera di Gianduja, da cui prende il nome

- preservarlo dal calore, facendo in modo che si conservasse a lungo in condizioni ottimali

Da quella che sembrava essere la storia di un semplice ripiego, è nato invece un gioiellino oro che si scioglie in bocca e che oggi è conosciuto in tutto il mondo.